Il mondo del Digital è composto da una lunga e corposa serie di professionalità, ognuna con specifiche competenze verticali. Quello che ci si aspetterebbe quindi, o almeno quello che un cliente dà per scontato, è che ogni singolo professionista faccia il suo lavoro al meglio e crei i presupposti e le basi per permettere ad un altro professionista di partire da lì e aggiungere il suo valore e le sue conoscenze.
Venendo al sodo e parlando schiettamente: quando una Web Agency termina e consegna un sito al Cliente, ci aspettiamo che le basi di quelli che sono i tecnicismi SEO, o almeno i criteri minimi su come realizzare un sito, siano stati curati e soddisfatti. Purtroppo, ci rendiamo conto sempre più spesso che ciò non accade!
Solitamente questo è ciò che accade quando nasce un nuovo sito:
- Una Web Agency crea il sito insieme al cliente fino alla messa in produzione;
- Il cliente attende pieno di speranza che il nuovo sito, solo perché è “nuovo”, faccia il miracolo;
- Il cliente, dopo qualche settimana/mese, inizia a capire che le speranze, da sole, non bastano;
- Torna dalla Web Agency a chiedere spiegazioni sul perché il sito non si posiziona, ma la risposta che spesso gli viene data è: “Il sito ti piace ed è online, il nostro lavoro finisce qui”;
- Il cliente, ormai indispettito, arriva a bussare alla porta di un Consulente SEO.
Da qui inizia la nostra storia e nasce il nostro articolo, che vuole essere un po’ come i 10 comandamenti per un fedele. Un Consulente SEO farà (o almeno dovrebbe fare, secondo noi) un’analisi sommaria del sito per avere il polso della situazione e, partendo da questa, definire strategie SEO e attività necessarie. Dopo questa breve analisi, il Consulente SEO si renderà conto che il sito, sebbene nuovo, bello e fiammante, non soddisfa alcuni dei requisiti base di Google e quindi presenterà al Cliente una serie di aspetti da implementare e correggere. Nella peggiore delle ipotesi, il sito sarà da rifare.
Sarà bello, avrà quel fantastico effetto su cui il grafico ha trascorso nottate intere, ma a Google il sito non piace!
Eccoci quindi arrivati al dunque. Che lavoriate in una Web Agency o siate Freelance, vi consigliamo di seguire delle semplici regole che risolveranno mal di pancia diffusi ai vari protagonisti di questa storia:
- Voi in primis. Davvero volete ritrovarvi dietro la porta il cliente deluso poco dopo la consegna?
- Noi SEO, perché neanche a noi piace dire al cliente che il sito è poco funzionale e che è necessario ulteriore budget per integrare gli aspetti che ci aspettavamo avesse già integrato chi lo ha creato;
- Il cliente. Un cliente felice fa da passaparola, ci porta nuovi contatti, ci fa fatturare. È questo il nostro obiettivo, no? Perché rischiare di ricevere recensioni negative, quando si potrebbero ottenere solo complimenti e buona pubblicità?
Ecco quindi le buone norme che qualsiasi Web Agency dovrebbe tenere a mente quando realizza un sito, per evitare le problematiche che abbiamo detto poco fa.
Abbiamo anche deciso di coinvolgere alcuni noti esponenti del mondo SEO, che ci hanno dato la loro opinione sul tema.
Nel 2015 ho dato una mano all’amica e collega Carlotta Silvestrini, partecipando alla scrittura di un capitolo del libro “Manuale del Perfetto Web Designer” dedicato alla messa in sicurezza dei siti web e alla pulizia da eventuali attacchi hacker. Questa volta torno a rivolgermi ai Web Designer per indicare una serie di best practice per creare siti che, oltre a essere belli, siano anche funzionali per la SEO.
Vuoi diventare un web designer amato dai SEO? Ecco gli errori da evitare!
#1 – Non dimenticare attivo il Noindex!
La direttiva Noindex serve a indicare al crawler dei motori di ricerca di non indicizzare specifici contenuti del proprio sito. Può essere impostata su vari livelli:
- Nel file robots.txt1 (anche se Google ha recentemente annunciato che non lo considererà più. Maggiori informazioni in questo articolo)
- Nelle configurazioni generali del CMS (nell’Admin WordPress, in Impostazioni, c’è il flag “Scoraggia i motori di ricerca ad effettuare l’indicizzazione di questo sito”)
- Sulla singola pagina tramite i meta robots;
È giusto tenere il sito non indicizzabile finché è nella fase di sviluppo, ma è grave (e molto!) quando il sito viene pubblicato e ci si dimentica di togliere il Noindex.
Quello che accadrà è che il sito nuovo inizierà a perdere posizionamenti su posizionamenti fino alla totale scomparsa dai risultati di Google!
#2 – I Redirect 301 sono fondamentali!
Quando si mette online un nuovo sito, è abbastanza probabile che le pagine del nuovo sito abbiano URL diversi da quelli del precedente, pertanto impostare i Redirect 301 è fondamentale per preservare l’indicizzazione e il posizionamento.
Se Google “sapeva” che la pagina contatti era all’indirizzo:
http://sitocliente.it/contatti/
e nel nuovo sito è diventata:
http://sitocliente.it/about-us/
bisognerà indicargli con un Redirect 301 che i contenuti della pagina “contatti” ora si trovano all’url “about-us“.
È vero che Google è in grado di ri-scansionare il sito e trovare da solo le nuove pagine grazie alla Sitemap e ai suoi crawler, ma senza i Redirect si perderà tutto il valore acquisito sulla vecchia pagina (contatti) e si ripartirà da zero con l’indicizzazione e posizionamento della nuova (about-us).
Ciò significa che si butteranno via tutti i risultati acquisiti fino a quel momento!
Considerando che il cliente chiede il rifacimento del sito pensando di ottenere ulteriori miglioramenti e non un reset totale, ricordatevi sempre di impostare i Redirect 301 contestualmente alla messa online del sito!
#3 – Www vs. non-www
Anche in questo caso, parliamo in un certo senso di Redirect.
Un sito web DEVE essere raggiungibile ad un solo URL. Tutte le sue varianti devono fare redirect sempre e comunque alla versione canonica.
Il consiglio ai Web Designer, in questo caso, è di iniziare lo sviluppo del nuovo sito usando lo stesso formato dominio che usa attualmente.
Se il sito del vostro cliente è raggiungibile e indicizzato nella versione
http://www.sitocliente.it
dovete sviluppare il sito nuovo sempre con il “www” presente!
Se erroneamente sviluppate il sito al percorso:
http://sitocliente.it (senza www)
e dimenticate i redirect, si otterrà lo stesso risultato indicato alla regola #1: il sito perderà posizionamenti e il nuovo sarà re-indicizzato da zero!
Oltre ciò, quando si cambia il formato, è necessario dichiarare la nuova proprietà nella Google Search Console al fine di favorirne l’indicizzazione.
#4 – Http vs. https
Da ormai qualche anno, Google ha spinto molto per far adottare a tutti i siti il protocollo HTTPS. È un aspetto positivo ed è giusto che, in occasione del rifacimento di un sito, si valuti anche la migrazione ad Https.
Come per le regole precedenti, quando cambia il percorso per raggiungere un sito bisogna dirlo a Google!
Anche in questo caso, nel momento in cui si mette online un sito migrato ad Https, è necessario:
- Prevedere tutti i redirect;
- Registrare la nuova proprietà Https in Google Search Console;
#5 – Performance
Da qualche anno Google spinge sempre di più sulle performance dei siti, specialmente da mobile!
Lo strumento per la verifica della velocità del sito web Google Pagespeed è un tormentone per molti addetti ai lavori, poiché raggiungere score performanti diventa sempre più difficile.
Un sito sviluppato nel 2019 deve avere degli score mediamente accettabili o, più in generale, non deve avere errori grossolani che impattano negativamente sulle performance.
Pertanto, quando si sviluppa un sito, si dovrebbe avere un occhio di riguardo all’aspetto performance andando ad ottimizzare le immagini nei formati Webp, migliorare la gestione dei Css e Js e molte altre accortezze.
Siamo consapevoli che tenere in considerazione tutti questi elementi durante lo sviluppo di un sito richiede lavoro extra, ma bisogna capire che sono necessari e che, comunque, prima o poi arriverà il momento per quel sito di confrontarsi con questi aspetti.
Meglio consegnare un sito con le best practice soddisfatte (almeno in parte) o aspettare che il cliente torni alla carica deluso perché il Consulente SEO di turno, dopo aver fatto un Seo Audit, gli ha elencato tutta una serie di fattori sui quali bisognerà intervenire?
Le indicazioni da dare potrebbero continuare ancora ma abbiamo scelto di segnalare quelle che, quasi sistematicamente, riscontriamo e segnaliamo ai nostri clienti quando ci chiedono un’analisi SEO del loro sito.
I consigli degli Esperti SEO ai Web Designer
Come anticipato, abbiamo voluto coinvolgere alcuni esperti SEO, amici e colleghi, nel dispensare consigli ai web designer.
La domanda a cui hanno risposto è: Quali sono gli errori tipici delle Web Agency che fanno arrabbiare i SEO?
Ecco le risposte di:
- Giorgio Taverniti – Fondatore di Search On e del Forum GT
- Giovanni Le Coche – Co-fondatore della Web Agency Arkys
- Giovanni Sacheli– Consulente SEO e Google Ads per Searcus Swiss Sagl
- Maurizio Ceravolo – Sviluppatore di Software, SEO e Fondatore di Ideativi
- Stefano Schirru – Seo Specialist per Img Solutions, editore di Wild Seo Magazine e Responsabile della TiLinko
Giorgio Taverniti
Giovanni Le Coche
Da qui “partono” errori e Best Practices non rispettate, seguite dalla domanda: “Ma non ci sono su Google!”
La risposta, quasi sempre, è negli errori che ho scritto qui, come incipit di una serie di problematiche maggiori:
- Confondere indicizzazione con posizionamento
- Robots.txt con mille mila comandi inutili
- Meta Tag fatti male
- Dati strutturati assenti
- Alt sulle immagini mancanti
- Immagini da 3MB l’una
- 404 come se non ci fosse un domani
- URL Parametrizzati
- Velocità del sito / rendering, oltre i 15 secondi o addirittura in timeout”
Giovanni Sacheli
Una delle lamentele più frequenti che sento dai miei clienti riguarda il fatto di aver ricevuto dalla Web Agency di turno un sito web non ottimizzato dal punto di vista della SEO. Quello che cerco di spiegare è che non riceverà mai da una Web Agency un sito web davvero SEO, semplicemente perché non lo comprerebbe mai e non conviene nemmeno alle Web Agency venderlo. Dico sempre che la Web Agency fa il lavoro della Web Agency, i SEO fanno il lavoro dei SEO. Mischiare le due cose difficilmente ha portato risultati eclatanti. Per consegnare un sito web ottimizzato, fatto e finito, servirebbero molte analisi, il tempo di sviluppo sarebbe 10 volte più lungo, di conseguenza i costi sarebbero improponibili per un sito web.
Tuttavia, è lecito per un cliente aspettarsi che almeno le BASI delle linee guida per i webmaster di Google siano state rispettate. Spesso infatti mi capita di trovare siti web con errori grossolani, segno di una poca attenzione o specializzazione da parte di chi ha fatto il sito. Non parlo di SEO, parlo di buon senso e competenze elementari per sviluppare siti web che possano essere letti dai motori di ricerca.
Con WordPress per fortuna questi casi sono molto rari, dato che come progettazione parte da un livello abbastanza alto. I problemi più frequenti li trovo nei CMS custom, ovvero programmi scritti da Web Agency che sono proprietarie del codice. Sviluppare e soprattutto mantenere un CMS custom richiede una grande cura e molto lavoro, aspetti che per mancanza di tempo e budget vengono a volte messi in secondo piano.
Ho trovato CMS custom con mancanze ed errori molto gravi, come ad esempio:
- CMS che impostano di default nel logo del sito del cliente l’Alt Tag con il nome e riferimento alla web agency.
- CMS che utilizzano ancora URL parametrizzati, una sola pagina index.php/asp alla quale viene aggiunta una infinità di parametri per indicare il contenuto da visualizzare.
- CMS che non permettono l’inserimento delle Alt Tag nelle immagini.
- CMS senza la pagina 404 e senza possibilità di implementarla!
- CMS che restituiscono status code 200 su URL inesistenti.
- CMS che non hanno il campo per il titolo della pagina (tag title) ma che usano come titolo l’H1
- CMS che usano la formattazione “in-line” ovvero senza fogli di stile CSS esterni…
- CMS che non implementano rel canonical, nofollow, noindex, …
- CMS con link relativi a Matryoshka che generano infiniti loop di link interni
- Potrei andare avanti ancora…
Chiaro che una situazione del genere merita una lamentela, ma se il vostro sito non ha le meta tag migliori, oppure il testo non è fatto da un SEO copy professionista, be non dovreste lamentarvi con la web agency (a meno che non vi abbiano venduto questo servizio).
Detto questo, non voglio affatto demonizzare le web agency anzi. Il mio lavoro è portare le loro “creature” ad un livello più elevato, meno fanno loro, più lavoro sarà a carico mio. Ogni professionista deve mettere sul campo le proprie competenze e maggiore è la specializzazione maggiori sono i risultati.
“Ad ognuno il suo”
?
Maurizio Ceravolo
Parto da una considerazione. Non so se gli altri SEO si arrabbiano o meno. Io no. Se le web agency non facessero errori, egoisticamente ci sarebbe meno lavoro per rimettere a posto questi problemi. ?
Tornando un po’ seri. Più che arrabbiare, mi fa tornare in mente i concetti più volte ripetuti da Giorgio Taverniti. Ovvero la necessità di aumentare la cultura del settore.
Errori a livello SEO portano problemi per le aziende clienti, che vedono i loro investimenti digitali non portare i risultati sperati, e diventano diffidenti nel momento in cui decidono di affidarsi ad altri consulenti. Quindi questo porta più difficoltà ad avviare progetti nel settore digitale in primo luogo. In secondo luogo, progetti digitali inefficaci portano le aziende a guadagnare meno e quindi ad avere meno budget da portare nel nostro settore. Associato alla crisi perdurante che abbiamo in Italia, rende difficile a tutti crescere, lavorare con serenità ed investire a nostra volta in progetti più ambiziosi.
Ma di quali errori SEO parliamo?
Il catalogo è quasi infinito. Ci avevo scritto decine di post sul compianto Google+, l’unico social dove, secondo me, si riuscivano a fare discussioni costruttive e creare una crescita culturale. Vorrei evitare di scrivere un manuale di patologia SEO, ma mi limiterò a qualche cenno, di cose viste recentemente.
Ora vanno di moda, e ne vedo tanti, i siti su una pagina. Magari vengono venduti a mille, duemila euro. Ma l’efficacia è dubbia. Premesso non sono contro i siti su una pagina, e neanche su questo prezzo. Ci può essere molto lavoro da fare, per studiare una comunicazione (meno se il template è comprato a 15 dollari e buttato così). Può andare benissimo per fare pubblicità con AdWords. Però bisogna essere chiari con i clienti. Con il sito di una pagina non si fa SEO. La SEO è un lavoro lungo e costoso. Ci vogliono contenuti. Ci vogliono tante pagine e quindi tanti contenuti. Bisogna costruire fiducia ed interesse verso gli utenti. Chi di noi tornerebbe ogni giorno su un sito di una pagina dove c’è sempre la stessa cosa?
Altro errore che trovo spesso, è iniziare la progettazione di un sito senza partire dagli obiettivi. Ci devo fare AdWords? Ci devo fare SEO? Chi è il mio target? È come consegnare una decappotabile sportiva a chi deve andare a fare un lungo viaggio nel deserto fra le dune del Sahara. Le conseguenze di questo? Magari ti trovi a dover lavorare su un sito fatto con Sharepoint (tecnologia intranet di Microsoft) oppure con Angular (tecnologia basata su javascript). Entrambe le cose sono estremamente penalizzanti se l’obiettivo e promuovere dei contenuti sui motori di ricerca.
Altro errore per me è affidarsi ciecamente all’Open Source. So che questo è un nervo scoperto per molti. Ma ne sono sempre più convinto. È ovvio che per questione di costi, affidarsi ad un CMS già fatto (che poi non è necessariamente Open), è la scelta più ovvia. Scrivere codice costa, è se c’è un budget di mille/duemila euro, non si può pensare di andare a scrivere un CMS o un Ecommerce. Ma non è sempre così. Ci sono dei casi in cui non è la scelta più conveniente. Generalmente più il sito è grosso e più lo sviluppo evolutivo dura a lungo, più ci si mette a rischio di problemi. Cosa succede se dopo un anno di sviluppo, il cliente chiede qualcosa che non è compatibile con il CMS? Gli si dice non si può fare (quello che sento spesso)? Gli si dice che tocca rifare tutto da capo? Si iniziano a caricare plugin a tutto spiano per cercare di mettere pezze. Che appesantiscono, che portano altre limitazioni, che rendono il sito non prestazionale e non funzionale.
È il caso di un sito recente su cui ho lavorato come SEO. Sito multilingua, non molto complesso. Con una specifica importante. Doveva essere responsive e compatibile per via del target particolare ad Explorer fino alla versione 6/7. Possiamo obiettare tutti che stiamo parlando di preistoria. Però, se quei dinosauri di possono portare un contratto da 100 mila euro l’uno, non puoi ignorarli. In questo caso particolare, lo sviluppo è stato fatto con WordPress, che per via di plugin non più compatibili, e di javascript non compatibile iniettato dalle ultime versioni di WordPress, non si è riusciti ad ottenere una compatibilità così all’indietro. Dovendo realizzare un “accrocco”, a mio avviso non soddisfacente, per rendere visibili una piccola parte dei contenuti a quei clienti potenziali che usano Explorer. In quel caso uno sviluppo custom, non utilizzando CMS già fatti, sarebbe stato più efficace e meno costoso. E soprattutto avrebbe portato meno problemi SEO, per quello che sarebbe stato il lavoro futuro dopo la messa on line.
L’ultima cosa che vorrei citare è la tendenza a non istruire i clienti a come scrivere i contenuti. Gli si fa il sito, gli si da il CMS e poi li si lascia a se stessi. Senza un minimo di formazione su cosa scrivere o come scrivere. Anche questo penalizza poi i risultati di un progetto.
Poi a questo ci possiamo aggiungere tutti gli errori SEO banali che si trovano in qualsiasi tutorial, ma non aggiungerei nulla di interessante.
In chiusura. Non vorrei che questo sembri la solita accusa di quello figo (o auto presunto tale) verso i propri colleghi. Gettando fango sugli altri, per risultare più puliti.
Come ho detto fare SEO è costoso, fare uno studio grafico è costoso, sviluppare un sito per bene è costoso, scrivere contenuti è costoso. Personalmente non sono ancora riuscito a fare un progetto “perfetto”, con tutte le cose che avevo in testa, curando tutti i dettagli che avrei voluto curare. Indovinate perché? È costoso. Se ci sono duemila euro di budget non puoi pensare di fare un sito ed un piano SEO (che dà risultati nel lungo periodo). Per i piccoli progetti è meglio mettere su qualcosa di più o meno già fatto, e puntare il rimanente su Adwords e simili per avere risultati e ritorni immediati. Come discutevo qualche giorno fa con un collega che stimo molto, anche lui mi diceva che ormai di SEO se ne fa poca. È costoso e pochi hanno soldi da investire in questo. Io personalmente ormai la faccio solo su progetti di lunga durata, che abbiano un orizzonte temporale minimo di un anno. Altrimenti non c’è budget e non avrebbe senso.
Un grazie a Paolo per l’invito a scrivere qualcosa. Sono un paio di anni che mi sono autoesiliato dai social, blogging ed eventi per i troppi impegni. È stata una buona scusa per iniziare a pensare di tornare a fare qualcosa!
Stefano Schirru
Personalmente l’errore più grande che vedo compiere, specialmente in fase di realizzazione di un progetto online, è la mancanza di comunicazione. Molte volte ho visto realizzare siti web (specialmente per quel che riguarda gli ecommerce) molto ben curati da un punto di vista del design ma pessimi per quel che riguarda l’ottimizzazione per i motori di ricerca.
Se penso agli ecommerce, tra gli errori più eclatanti spiccano la completa assenza di una gestione intelligente della struttura del sito, la mancanza di una Keyword Research fatta a dovere e, soprattutto, il lasciare indicizzare ai motori di ricerca tutte le pagine del sito.
Questo punto è particolarmente importante perché, nel caso di shop online con molti prodotti, il rischio è quello di dare in pasto ai motori di ricerca migliaia di pagine identiche generate attraverso i filtri. E metterci le mani in fase di progettazione sarebbe molto più semplice e produttivo di quanto non lo sia una volta che il sito è già online.
Per questo continuo a sostenere che servirebbe una maggiore interazione tra le varie figure professionali nel momento in cui si va a definire il progetto di un sito web.
È quella la fase più importante dove si può fare davvero la differenza per far sì che si possa partire subito con il piede giusto. D’altronde è un po’ come se volessimo realizzare una Ferrari. Esteticamente perfetta, ma a livello di meccanica usiamo i pezzi di una Panda… il risultato sarebbe un’auto inguidabile. Pretendere di metterci le mani dopo, andando a sostituire un pezzo alla volta, sarebbe decisamente più costoso e non permetterebbe di arrivare allo stesso risultato dell’aver realizzato subito una vera Ferrari.
Ma di errori che mi sono capitati di vedere ne potrei segnalare ancora tanti.
Il più imbarazzante, se vogliamo, è stato quello ai danni di un’azienda a cui era stato rifatto il sito perché ritenuto, dalla blasonata Web Agency, “obsoleto”.
Il nuovo sito fu messo online modificando struttura e URL rispetto alla vecchia versione. Non vennero fatti redirect di alcun tipo. Le pagine del nuovo sito non avevano nemmeno il Tag Title. Il risultato fu la perdita quasi totale del traffico che, per oltre 2 mesi, la web agency che aveva rifatto il sito giustificava come “normale” perché Google aveva bisogno di tempo per valutare il nuovo sito.
Chiamato in causa per una consulenza feci immediatamente sistemare questi 2 aspetti (redirect dalle vecchie URL alle nuove e Title ottimizzati per tutte le pagine del nuovo sito). In questo modo si riuscì, velocemente, a recuperare una buona percentuale di traffico ma, intanto, per qualche mese il danno subito dall’azienda in questione fu piuttosto rilevante.
Ecco: quello che mi piacerebbe vedere nel prossimo futuro è una maggiore interazione tra le diverse realtà che lavorano nel digitale. Le web agency che si occupano di realizzare siti web, siano essi ecommerce, prodotti editoriali o di qualsiasi altro tipo, dovrebbero interagire con i SEO in fase di progettazione per definire, fin da subito, la corretta struttura del sito e tutte le peculiarità che il progetto online deve avere per piacere ai motori di ricerca ed essere, altresì, funzionale per gli utenti.
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