Pochi giorni fa Martin Splitt, uno dei volti più noti di Google, ha finalmente rivelato quali sono i tre fattori ai quali il Motore di Ricerca dà più peso quando deve decidere quali siti porre nelle prime posizioni della SERP.
Dovendoli riassumere in pochissime parole abbiamo:
- Contenuto
- Meta Dati
- Performance
Per chi fa SEO, nonostante tutti gli aggiornamenti che continuano a provocare fluttuazioni notevoli di alcuni siti, questa tendenza era già abbastanza nota: i contenuti hanno assunto ormai una rilevanza fondamentale e nessuno può esimersi dal tenere attivo un Blog (aziendale o personale), anche quando il Core Business non è informare ma vendere.
Parola d’ordine: contenuti rilevanti e di qualità!
Fino a qualche anno fa, avevamo notato che Google teneva in considerazione la quantità di contenuti pubblicati e la frequenza di aggiornamento: più un blog era “vivo”, maggiore era la possibilità di finire in alto nella SERP.
Negli ultimi periodi si tende a premiare chi, invece, pubblica contenuti di qualità e pertinenti, anche se con frequenza minore. Andiamo a considerare meglio questo aspetto.
Qualità del contenuto e importanza dell’autore: la guerra alle Fake News
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.“
Umberto Eco, quando pronunciò questa frase anni fa, ci aveva visto lungo. I Social Media, ma più in generale Internet, danno a tutti la possibilità di esprimere la propria opinione. Aprire un blog è più facile che bere un bicchiere d’acqua: questo, da un lato, ci ha dato la possibilità di conoscere menti brillanti e con idee geniali, dall’altro ha reso estremamente difficile comprendere cosa sia vero e cosa no.
Nella giungla del Web, orientarsi su contenuti validi era – ed è ancora adesso – abbastanza complesso. Ma è qui che Google ha deciso di venire in aiuto degli utenti.
Un testo è considerato di qualità quando fornisce informazioni affidabili e verificabili, oltre che utili e facilmente fruibili per l’utente. Inutile dire che il testo deve essere unico e originale, altrimenti lo scotto da pagare è molto, molto alto.
Da un po’ di tempo a questa parte, inoltre, viene data estrema importanza all’autore dell’articolo: un pezzo scritto da un importante giornalista ha sicuramente più possibilità di salire in SERP rispetto a quello di un blogger poco noto. In sostanza, è più probabile che una Fake News arrivi da un utente qualsiasi piuttosto che da una fonte autorevole come una testata giornalistica.
E-A-T e YMYL: il ruolo dei Quality Raters nella valutazione dei contenuti
Abbiamo già parlato in passato dei Search Quality Raters: sebbene l’Intelligenza Artificiale stia facendo passi da gigante, non si può mettere da parte il fattore umano.
Nella lotta alle Fake News, in particolare rispetto alla valutazione degli autori di un contenuto, il compito dei QR è quello di verificare i cosiddetti fattori E-A-T (Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness). In base alle Linee Guida definite da Google 1, un autore (e, di conseguenza, il suo sito) deve avere queste tre caratteristiche:
- Esperienza
- Autorevolezza
- Affidabilità
Sono stati proprio questi i fattori che hanno portato al “delirio” post update dell’agosto scorso, che ha determinato un crollo di molti siti facenti parte della cosiddetta categoria Your Money Your Life (YMYL). Appartengono a questa tipologia tutti i siti che contengono informazioni che potrebbero potenzialmente influire su aspetti della vita dell’utente come felicità, salute, stabilità economica e sicurezza.
A soffrire maggiormente dopo l’aggiornamento sono stati infatti i siti che trattano materie mediche, finanziarie e legali, oltre alle piattaforme di informazione più generiche (politica, società, tecnologia): non a caso, sono i siti sui quali è più facile incappare in Fake News.
I danni potenziali che queste pagine possono provocare sono talmente tanti che anche Mark Zuckerberg si è deciso, qualche settimana fa, a dichiarare guerra ai cosiddetti bufalari di professione, cancellando da Facebook molte pagine che facevano riferimento a siti di questo tipo2.
L’importanza di rendere il contenuto rilevante
Affinché un contenuto sia rilevante, è necessario che risponda esattamente a ciò che l’utente sta cercando: sempre Splitt ha affermato che bisogna comprendere le intenzioni della ricerca e le query utilizzate, per poi inserirle nel contenuto. Vi consigliamo caldamente di leggere l’articolo completo nel quale Splitt parla dei tre fattori di ranking.
Anche nel caso della rilevanza, nulla di nuovo per chi si occupa di SEO e Content Editing.
Per realizzare un testo rilevante, solitamente consigliamo di seguire queste fasi:
- Individuare un topic coerente con l’intento del blog e che, possibilmente, sia di tendenza al momento o particolarmente ricercato dagli utenti;
- Fare una Keyword Research e scegliere le Parole Chiave che più rispondono al testo che abbiamo intenzione di scrivere;
- Dopo aver individuato le Keyword, decidere che tipo di strategia seguire: scegliere Parole Chiave con ampi volumi di ricerca che, inevitabilmente, comportano maggiore competizione, oppure preferire Keyword Long Tail, meno ricercate ma con le quali, probabilmente, riusciremo a raggiungere le prime posizioni con più facilità.
Per svolgere al meglio questa tipologia di attività, possiamo far riferimento a tool come Google Trends, Answer the Public, SEMrush e simili.
SEO e Contenuti: come ottimizzare gli articoli di un blog
Abbiamo scelto le Parole Chiave e abbiamo scritto il nostro articolo. Prima di pubblicarlo è necessario strutturare e ottimizzare il testo dal punto di vista SEO, per far sì che risponda al secondo fattore di ranking indicato da Splitt: i Meta Dati.
I Meta Dati sono fondamentali non solo per far “comprendere” al Motore di Ricerca il contenuto di quella pagina, ma anche per invogliare l’utente a cliccare.
Meta Title e Description
Il Title deve orientativamente rispettare la lunghezza massima di 70 caratteri (in realtà 67px), anche se, in base alle dichiarazioni di Splitt, è più importante che vi sia coerenza con il contenuto.
Ci sono poi un paio di regolette che sarebbe indicato rispettare: mettere la Keyword il più a sinistra possibile e farla iniziare sempre con la lettera maiuscola (lo so, per chi è Grammar Nazi come me è ogni volta un colpo al cuore, ma purtroppo bisogna ammettere che l’occhio tende a cadere di più sugli elementi che “spezzano” la frase).
Un ultimo aspetto fondamentale: chiedersi sempre se il titolo risponde esattamente a ciò che l’utente sta cercando.
Anche per le Description valgono le stesse regole, sapendo però che possiamo spingerci fino ad un massimo indicativo di 160 caratteri spazi compresi. Ciò ci consente di arricchire il testo, magari inserendo delle Call to Action e fornendo delle informazioni in più sull’articolo.
Tag H
I Tag H (quelli che su WordPress conosciamo come Titolo 1, Titolo 2, etc…) sono fondamentali non solo per spezzare il testo ed evitare che l’utente si trovi davanti a un muro di parole, ma anche per poter dare rilevanza alle Keyword secondarie che abbiamo individuato e scelto di usare.
Inoltre, grazie a delle specifiche implementazioni tecniche, consentono di attivare i Jump to Link, così che l’utente, quando trova la pagina su Google, riesca ad atterrare direttamente sulla parte dell’articolo che gli interessa.
È fondamentale che i Tag H, così come Title e Description siano unici all’interno del nostro sito: duplicarli su più pagine o creare più di un H1 all’interno di una stessa pagina, non è visto di buon occhio dai Motori di Ricerca.
Immagini e Tag ALT
Durante un SEO Audit, è l’errore in cui incappiamo più spesso: immagini senza Tag ALT.
Anche le immagini, così come i testi, sono indicizzate e possono posizionarsi: ergo, costituiscono una via in più che l’utente può percorrere per arrivare al nostro articolo. È importante quindi dare sempre all’immagine un Titolo e un Tag ALT coerenti con ciò che rappresenta, anche per consentire a ipovedenti e non vedenti di sapere cosa contengono.
Mi raccomando, quando scegliamo un’immagine o una foto per il nostro blog, stiamo attenti che rispetti le regole sul Copyright!
Url
Anche l’URL di una pagina ha peso ai fini SEO, quindi è consigliabile non trascurarlo e rispettare alcune regole che sono abbastanza simili a quelle per Title e Description.
Oltre al posizionare la Keyword a sinistra e creare un URL “parlante” dal quale l’utente possa capire il contenuto dell’articolo, è buona prassi eliminare tutte le cosiddette “stop-words” (pronomi, articoli e simili), in modo da non ottenere link troppo lunghi.
Cosa abbiamo imparato?
Queste sono le principali regole che seguiamo in agenzia per ottimizzare un contenuto in ottica SEO:
- Creare un contenuto originale e unico;
- Condividere informazioni affidabili;
- Sfruttare fonti autorevoli.
Ovviamente questa attività deve essere parte di un progetto di Content Strategy più ampio. Non bisogna inoltre sottovalutare l’importanza dei testi in sé, che devono essere sempre scritti in modo corretto e fluente, in modo da facilitare la lettura dell’utente!